IL TEATRO

Silvio Pellico

La NOSTRA STORIA

Alle persone curiose ed  interessate alla ricerca della giustificazione di determinate scelte storiche sovente nasce un interrogativo  sulle motivazioni che hanno portato o portano all’ assegnazione di un nome di un personaggio ad una struttura culturale o sociale. Nel nostro caso la domanda è: perché il nome di Silvio Pellico è stato collegato al cinema teatro dell’oratorio maschile? Dall’esame della storia e quindi dell’origine di questa istituzione si possono ricavare due motivi molto precisi.

Il primo motivo è di tipo storico: quando Silvio Pellico, dopo aver scontato  nel carcere dello Spielberg per un certo periodo la pena inflittagli dalla giustizia austriaca, che lo considerava un traditore per le sue idee patriottiche, venne liberato e obbligato a lasciare i territori dell’impero austroungarico, fu accompagnato al confine con il Piemonte e fu rilasciato a San Martino di Trecate, che rappresentava nel 1830 il primo avamposto del regno di Savoia e, quindi, era la prima comunità autorizzata a ricevere il Pellico. Esiste a tal proposito  una documentazione sulla sua presenza nel territorio trecatese ed esistono anche pagine sulla descrizione di questo soggiorno nelle opere del Pellico, in particolare nella sua opera più famosa, Le mie prigioni. Quindi c’è un collegamento di carattere geografico tra il Pellico e Trecate.

Vi è però un secondo motivo molto più significativo, un motivo di carattere sociale e   culturale. Quando si sviluppa a Trecate l’educazione filodrammatica, si è nei primi anni del Novecento, nel periodo cioè in cui è forte sia il richiamo patriottico ( l’unità d’Italia non si è ancora completamente  realizzata), sia la contrapposizione tra cattolici e socialisti. È, dunque, assai comprensibile che i padri Giuseppini – i quali avevano  a Trecate il compito di gestire l’educazione dei ragazzi e dei giovani – cercassero come modello da proporre una figura idonea ad aver entrambi i requisiti: il patriottismo e la fede. Silvio Pellico rispondeva ad entrambi i requisiti: era un patriota ma era altresì un credente. Si deve aggiungere che aveva anche un’ulteriore qualità: era scrittore anche  di opere teatrali. Il collegamento dunque perfetto.

Dalle origini ad oggi
Quando nell’ottobre nel 1909 arrivarono i Padri Giuseppini di Asti, chiamati dall’arciprete dell’epoca, don Quirico Travaini, trovarono a loro disposizione per l’attività educativa un palazzo in piazza Cattaneo, che occupava un lato dell’area, quello più lungo, e comprendeva, oltre ad un austero edificio ottocentesco, anche, sempre davanti alla piazza, una chiesa di modeste dimensioni, sia da un punto di vista della superficie che dell’altezza. Sopra la chiesa con uguale dimensione si trovava un ampio salone che, sicuramente, rappresenta l’inizio dell’avventura teatrale e cinematografica dell’attuale cinema teatro Silvio Pellico. Rappresenta, ovviamente non da un punto di vista edilizio, la struttura odierna, ma indica il punto di partenza di un impegno che ancora oggi esiste e si sta ulteriormente consolidando.
I Padri Giuseppini, infatti,  iniziarono a svolgere il loro impegno educativo  puntando in tre direzioni: educazione religiosa, educazione artistica ed educazione sportiva.
In questa sede si parlerà in modo specifico dell’educazione teatrale perché,  già in quegli anni, rappresentava un particolare interesse culturale della gioventù trecatese.
Dalle carte e dagli archivi dei Padri Giuseppini, come del resto testimonia anche il giuseppino Severino Dalmaso, nel primo volume della sua monumentale opera, Storia della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe, si ricava che padre Teodoro Brusasco, amante dell’arte e del teatro, nel 1912 fondò la filodrammatica maschile, alla quale fu dato il nome di Silvio Pellico.
Si tratta, ovviamente, di un’organizzazione formata da soli maschi, giovani  nella maggior parte con  qualche adulto, organizzazione che ha  una corrispondente struttura nel campo femminile, denominata “Giovanna d’Arco”. Per comprendere la divisione, si tenga presente che in quel periodo non esistevano gruppi misti. La separazione era, sotto quest’aspetto, d’obbligo, perché  disposizioni ecclesiastiche non permettevano l’attività promiscua. All’oratorio maschile, in ogni caso, la filodrammatica Silvio Pellico si organizzò sotto la guida di padre Brusasca  e riuscì a fare molti spettacoli teatrali.
Dalle cronache del Bollettino Trecatese si apprende che l’attività era piuttosto consistente. Il settimanale, infatti, dice che le recite avevano cadenza quindicinale e, di conseguenza, l’impegno degli attori nello studio delle parti da recitare doveva essere assai pesante.
La filodrammatica Silvio Pellico non recitò solo a Trecate: partecipò anche a gare nazionali  con diversi risultati positivi: ad Asti nel 1912 ottenne il primo, successi  furono ottenuti ancora nel 1914 e nel 1915 a Novara.
Dato importante: le recite a Trecate erano sempre fatte nel locale sopra la chiesa, che i Salesiani avevano dedicato a Maria Ausiliatrice.
Dopo il 1920, a seguito della prima guerra mondiale – che mise ostacoli non marginali alla prosecuzione dell’attività – la filodrammatica riprese i suoi programmi utilizzando sempre il salone sopra la chiesa. I tempi stavano però cambiando, il cinema incominciava a offrire un’occasione alternativa al teatro, quindi, anche il salone utilizzato per teatro, diventò un locale a doppio uso. Con questa impostazione dell’attività  si arrivò all’anno 1952. Finita anche la seconda guerra mondiale, durante il  periodo della ricostruzione e della ripresa economica, anche la parrocchia , dopo aver realizzato l’oratorio femminile,  decise di mettere mano alla  costruzione  del nuovo oratorio maschile, scegliendo  di partire nell’attuazione di questo lavoro dall’edificazione di un nuovo cinema, quello che ancora oggi viene utilizzato. Abbattuta la chiesa e il locale sopra di questa, su progetto dell’architetto Morini di Milano, venne realizzato il nuovo cinema Silvio Pellico. Va sottolineato che, mentre l’oratorio femminile fu finanziato da un privato, il conte Ascanio Cicogna Mozzoni, il cinema nuovo di piazza Cattaneo  fu finanziato dalle famiglie trecatesi, che contribuirono generosamente senza distinzione né di censo né di visioni politiche. Si registrò un concorso ammirevole di generosità che permise la realizzazione di un’opera che, ancora oggi, è a disposizione per quelle finalità che avevano spinto i Padri Giuseppini a creare la filodrammatica appena arrivati a Trecate nel lontano 1908.

Prof. Franco Peretti

 

MANUELA CUSTER – Una “figlia” del Pellico

Manuela Custer è una fantastica mezzosoprano che ha mosso i suoi primi passi artistici a Trecate e Novara.

Diplomata al conservatorio di Torino, debutta nel 1985 come Enrico in Elisabetta, Regina d’Inghilterra di Gioachino Rossini al Teatro Regio (Torino), dove è tornata come Cherubino ne Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart e recentemente ne La Cenerentola con la regia di Luca Ronconi e in Les contes d’Hoffmann interpretando il ruolo di Nicklausse diretta da Emmanuel Villaume.

Il lancio internazionale della sua carriera canora ha avuto luogo a Venezia, città dove si è a lungo perfezionata col Maestro e musicologo statunitense Randolph Mickelson; qui ha interpretato la Juditha Triumphans di Vivaldi nella basilica di San Marco, una produzione registrata da Rai 3. In seguito s’è perfezionata all’Istanbul Festival, diretto da Leyla Gencer, dove ha interpretato il ruolo di Orfeo nell’Orfeo ed Euridice di Bertoni con la regia di Pierluigi Pizzi. Per il grande successo riscosso Leyla Gencer l’ha voluta nel ruolo di Irene nell’Opera Bajazet di Racine, opera che include una delle più famose arie del famoso virtuoso Farinelli.

Oggi Manuela è una cantante affermata e apprezzata da pubblico e critica, ha inoltre interpretato il ruolo di Zita nel film di Damiano Michieletto, “Gianni Schicchi” con Giancarlo Giannini.